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LA PRIMA MEDICINA È L'EMPATIA DEL MEDICO


“La relazione tra operatore sanitario e paziente è forse prima di tutto una relazione di corpi, così come anche la relazione che il paziente intrattiene con il suo corpo malato è una relazione tra corpi, espressione di un dialogo spesso drammatico tra un corpo sano e malato, un prima e un dopo, tra corpo sociale costruito a partire da modelli culturali, e il corpo che vive e sente il dolore, la malattia”

“…la relazione con il corpo del paziente mette fortemente in gioco anche il corpo dell’operatore...” 

Ho voluto riportare queste due citazioni tratte dal bellissimo libro intitolato il corpo-paziente scritto da Lucia Zannini, dice la terapista Brunetta Bonissone, per introdurre questo importantissimo e delicato tema, l’empatia, che ovviamente non riguarda solo l’ambito medico ma ogni relazione tra individui. L’empatia viene definita dall’Enciclopedia Treccani :

”capacità di porsi nella situazione di un'altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell'altro”.

Ogni professionista che lavora nel campo medico, qualsiasi esso sia, si relaziona ogni giorno con moltissime persone che devono essere considerate in prima battuta come tali e successivamente come pazienti. La persona e le sue problematiche deve essere messa al centro di qualsiasi relazione e interazione, sia essa a livello di dialogo personale e di ascolto, che di terapia e di clinica.  Spesso, per mancanza di tempo, di spazi e di energie ci si sofferma solo sulla patologia e sul motivo per cui la persona ci viene a consultare che sia per un esame, una visita specialistica, un parere, un controllo o per una terapia, mentre vengono lasciati un po' da parte i tanti altri aspetti che caratterizzano la persona che ci troviamo davanti. Con questo non si vuol dire che la patologia non sia importante ma è uno dei tanti tasselli che indentificano il soggetto.


È importante valutare la persona nella sua totalità e fare qualche semplice domanda riguardo alla sua anamnesi e alla sua storia personale, in modo da poter mettersi in ascolto in un atteggiamento di apertura nei confronti delle esigenze di cui è portatore il paziente. Non è solo importante quello che ci riferisce ma anche ciò che cogliamo dai suoi gesti, dal suo sguardo e da tutto ciò che il suo corpo ci dice. Il medico e l’operatore sanitario trattano la persona con le nozioni, le tecniche e gli strumenti di loro specifica conoscenza ma è fondamentale che entrino con essa in una relazione empatica creando quella che viene definita un’alleanza terapeutica. La persona/paziente deve sentirsi presa in cura dal sanitario, compresa, rassicurata e motivata, libera di chiedere spiegazioni durante il processo di cura. Gli operatori, dall’altra parte, devono attuare degli schemi di comunicazione, oltre che quelli di tecniche terapeutiche, allo scopo di creare un sistema operatore-paziente che permetta di risolvere in modo globale  la problematica della persona che si è rivolta a noi.


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