La sindrome di Ehlers-Danlos (EDS) comprende una serie di patologie ereditarie contraddistinte da lassità dei legamenti e iperelasticità della cute. Tale sindrome, infatti, colpisce prevalentemente il tessuto connettivo, con la presenza di un collagene mutato.
La prima descrizione clinica dettagliata è attribuita a Tschernogobow nel 1892. Il nome fa riferimento a Edward Ehlers, un dermatologo danese, e Henry Alexander Danlos, un medico francese esperto in chimica e disordini dei tessuti, che per primi stilarono un elenco delle caratteristiche tipiche, e delinearono accuratamente il fenotipo di questo gruppo di disordini.
Sono riconosciuti sei tipi differenti
Le forme più comuni sono: Classica (in precedenza riconosciute come tipo I e tipo II, rispettivamente gravis e mitis), Ipermobilità (o tipo III ipermobile), Vascolare (o tipo IV arterioso o ecchimotico), Cifoscoliosi (o VI tipo oculare o scoliotico), Artroclasia (in passato incluso nel tipo VII, come VIIA e VIIB), Dermatosparassi (anch'esso precedentemente incluso nel tipo VII, come VIIC). Gli altri tipi sono estremamente rari, e non si riscontrano casi riportati in Italia. L'incidenza media stimata è di un caso su 5000-10000, la quasi totalità dei casi di tipo Ipermobilità o Classico
La paziente NK di anni 24 si è presentata presso il nostro ambulatorio in carrozzina accompagnata dalla madre.
La paziente riferiva di essere affetta da malattia di Ehlers –Danlos del tipo 3 che quotidianamente le determinava delle lussazioni e/o sublussazioni di tutte le articolazioni, in particolare del ginocchio sinistro, che era anche stato in passato meniscectomizzato.
In particolare lamentava delle lussazioni femoro-rotulee specie al ginocchio sinistro invalidanti che la costringevano alla carrozzina.
Lamentava inoltre lussazioni bilaterali di spalla, lussazioni delle caviglie, sublussazioni costo-vertebrali etc
Seppure perplesso sulla possibile riuscita della proloterapia iniziai il trattamento del ginocchio sinistro eseguendo un’infiltrazione intra articolare e perirotulea con lo scopo di rinforzare i retinacula.
La rividi dopo due settimane e con grande stupore la vidi entrare in studio raggiante con le sue gambe: la rotula non si era più lussata.
Ripetei il trattamento per la rotula e intrapresi anche una proloterapia bilaterale di spalla con lo scopo di rinforzare la capsula anteriore e posteriore. Anche in questo caso il risultato si è dimostrato buono essendo diminuiti gli episodi di lussazione.
Ho proceduto in seguito al trattamento delle costo-vertebrali, anche in questo caso con un buon esito.
Pur trattandosi di un solo caso e quindi non significativo, apre tuttavia una possibilità terapeutica su una malattia dove attualmente non esistono trattamenti e inoltre conferma in modo inequivocabile l’utilità della proloterapia in tutte le forme di instabilità articolare.
Dott. Luciano Bassani
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